La Guerra Bianca in Adamello, Trentino, 1915-1918.

 Alcune precisazioni sulla morte di un Giovane Ufficiale dei Kaiserjaeger nel 1917.

Mark Milburn, 20 Luglio 2017

Le note che seguono tentano di suggerire il modo più probabile in cui un giovane tenente austriaco, Felix Hecht von Eleda, ha incontrato la sua morte, avvenuta il 15 Luglio 1917 nel  corso di un massiccio e determinato attacco italiano su una montagna di nome Corno di Cavento  (3.405 m), situato all’interno del gruppo dell’Adamello, che si trova a circa 48 km a ovest-nord-ovest della città di Trento. Il bombardamento preliminare di artiglieria è cominciato alle 04.30 da una cresta situata a nord-ovest con un cannone che è ancora in posizione ai nostri giorni.

Tattica e strategia non rientrano nella sfera di questo testo. Va comunque ricordato che la zona sommitale del monte  è costituita da blocchi di pietra pesanti che sembrano più facili da attaccare piuttosto che da difendere. Il nemico, esperti  Alpini scalatori, stava portando l’attacco principale da ovest e da nord, e gli Alpini sciatori portavano avanti un’azione diversiva sul ghiacciaio di Lares a nord-est.

Poco prima dell’attacco italiano  il colonnello austriaco e il suo stato maggiore avevano visitato la postazione e l’avevano  lasciata senza prendere alcuna  decisione (Hecht,  al Rifugio Carè Alto 11 giugno 1917, in Ongari  1983: 45).

Hecht, il comandante della postazione austriaca, era seduto in una galleria che guardava a nord, verso il basso. Poteva sparare con la sua mitragliatrice su  parte del ghiacciaio ed anche a chiunque cercasse di salire il ripido terreno roccioso che porta alla sua postazione dal Passo  di Cavento  (3.198m) situato circa 500 metri verso nord e circa 200 metri più basso di quota rispetto alla vetta del Corno di Cavento .

Se accettiamo un rapporto che sostiene che  Hecht abbia momentaneamente lasciato la sua mitragliatrice all’interno della galleria per uscire ad incoraggiare i suoi soldati di montagna Kaiserjaeger, finendo per essere parzialmente decapitato da una  scheggia di granata, appare, come si è pensato, che morì all’istante quando le truppe italiane, provenendo dal Passo Cavento, non avevano ancora raggiunto la sua postazione di tiro.  Il suo compagno Sepp Mayer, probabilmente un sottufficiale di fiducia, si dice che abbia attraversato di corsa le linee austriache gridando che il tenente era morto, come registrato da Viazzi (1981: 318). E’ stato affermato che il nome dell’uomo che ha assistito a questo evento fosse Josef Sterbenz, scritto anche come Strebenz (Viazzi, 2002: 136) e che questo sia sopravvissuto alla guerra.

Un rapporto della prima ora (Viazzi, 1968: 338) menzionava  una versione ricevuta dal Capitano Emilio Battista, uno dei partecipanti all’operazione bellica di Cavento  (che non era stato presente alla morte di Hecht) a proposito di un militare austriaco che si dice sia  stato ferito, dopo aver offerto resistenza  e che sia  stato gettato dal lato nord della montagna. Questa informazione è stata attribuita a un Alpino che, a quanto pare, sosteneva  che fosse stato Hecht che sparava con una mitragliatrice, fatto che non avrebbe dovuto  essere.

Si noti tuttavia che esiste una foto del Capitano Alfredo Patroni, in piedi accanto a un giovane sottotenente seduto a terra (su una superficie di roccia dura) e che stava sparando con una mitragliatrice.

Una versione successiva austriaca (von Lichem 1988: 198) riporta che Hecht ha incontrato un giovane ufficiale italiano, Nicolò Degli Albizzi, che stava attaccando, salendo dal Passo Cavento verso la suapostazione di  mitragliatrice, con una trentina di commandos, noti come “arditi”.  Entrambi imbracciarono le armi e l’italiano fu  più veloce.  Può essere che von Lichem abbia utilizzato il testo del Capitano Alfredo Patroni (1974: 157) per desumere queste informazioni,  dal  momento  che quest’ultimo  aveva riferito, forse basandosi  su di una semplice supposizione, che il  Degli Albizzi avesse ucciso Hecht.

In un altro testo di Viazzi (2002: 133) è scritto che Hecht è stato ucciso “a colpi di bombe a mano”, ma ciò  contrasta  una sua  precedente affermazione  (1981: 318).

Dando per supposto che l’artiglieria italiana, in realtà, non stesse più sparando  sulla postazione nemica di  Cavento dopo che le proprie truppe l’avevano raggiunta, si può dedurre che Hecht è stato ucciso senza in realtà trovarsi faccia a faccia con un solo soldato italiano, anche se fosse stato a sparare con la sua mitragliatrice agli  Alpini sciatori sul ghiacciaio di Lares a nord-est.

Sembra probabile che un altro coraggioso austriaco potrebbe essere subentrato ad  Hecht nel fare fuoco colla mitragliatrice e che il nemico che lo ha catturato lo abbia scambiato per un ufficiale. Molti italiani non avevano probabilmente mai avuto un faccia a faccia con un soldato austriaco e poi è da sottolineare  che nell’esercito austriaco sia un tenente sia  un caporalmaggiore ( “caporalmaggiore” / “Unterjaeger”) portavano due stelle, uno sopra l’altro, sui loro colletti (Vedi  Offelli 2001: 141 e 143). La fotografia di Hecht in divisa in varie pubblicazioni è perfettamente chiara. In numerosi libri sulla Guerra Bianca nelle Alpi si può anche vedere che sottufficiali  austriaci  hanno indossato uno, due o tre stelle sui colletti delle loro divise (confronta anche Offelli  (2001: 148 e 190)).

Nel gran libro di V. Martinelli ( tomo due, 1915-1917:269 ), si trova un´osservazione  similare fatta dopo di una conversazione col  Capitano Aldo Varenna:-  ” ….è molto probabile che i gradi – portati per tutti sul bavero della giubba e diversificati solo al materiale e dal colore delle stellette – nonché le difficoltà della lingua, abbiano fatto scambiare per ufficiali dei sottufficiali.” (Ho trovato questo testo soltanto in Giugno 2017).

Forse questa spiegazione  dissipa alcune supposizioni  leggendarie che coprono la morte di Hecht.

Era  precedentemente accaduto che il 29 aprile 1916 gli Alpini avevano  fatto un’avanzata  fulminea verso est.  Il loro comandante  era il leggendario Capitano Nino Calvi, che aveva formato un gruppo autonomo di Alpini sciatori, il quale,  nonostante l’impresa, non aveva ottenuto né un encomio né la meritata promozione a Maggiore. I suoi ordini erano di prendere il Corno di Cavento; tuttavia i suoi uomini erano troppo esausti quella sera per tentare questo attacco e sono rimasti al Passo di Cavento per la notte. Il giorno dopo Calvi guardò il picco e credeva di poter vedere che era già occupato.

In realtà non c’era nessuno, anche se un gruppo di soldati  austriaci fu fatto arrivare alcune ore più tardi e ed ha ingaggiato un lungo scontro a fuoco che ha tenuto fuori il nemico. Infine, fino al 15 Luglio 1917, non ci fu nessuno ulteriore  sforzo  italiano per catturare la vetta del Corno di Cavento.

Se alcuni errori si trovano in queste note l’autore sarebbe grato di  essere informato.

Bibliografia

Martinelli, V.  1998.  Guerra Alpina sull`Adamello 1915 – 1917. Vol. II.

Pinzolo (TN): Edizioni D. & C. Povinelli, 735 pag.

Offelli, S. 2001. Le Armi e Gli equipaggiamenti  dell’Esercito Austro-ungarico dal 1914 al 1918. Novale: Gino Rossato, 230 pag.

Ongari, D. 1983. Diario di Guerra dal Corno di Cavento del primo tenente dei

Kaiserjaeger FELIX HECHT. Nota di Dante Ongari.

Calliano: Manfrini Editore, 126 pag.

Patroni, A. 1974. La conquista dei Ghiacciai 1915 – 1918.

Milano: Longanesi, 212 pag.

Viazzi, L. 1968. La Guerra Bianca sull`Adamello. seconda edizione, Trento: Monauni, 435 page

1918.  I Diavoli dell’Adamello. La guerra un Tremila quota. 1915-1918.

Milano: Mursia, 510 pag.

2002. Ricordi e Documentazioni Informazioni relative al ritrovamento e alla prima

Pubblicazione del Diario di Guerra del Tenente Felix von Eleda.

Aquile in Guerra, Anno 10: 133-136.

Von Lichem, H.1988. Der einsame Krieg . Quarta edizione.

Bolzano: Athesia, 256 pag.

 

 

 

 

 

Testo  inglese

 

                                  The White War in Adamello, Trentino 1915-1918.

                Some considerations on the death of a young Kaiserjaeger officer in 1917.

                                                    Mark Milburn, 20 July 2017

The following notes  attempt to suggest the most probable way in which a young Austrian lieutenant, Felix Hecht von Eleda, met his death on  15 July 1917 during a massive and determined Italian attack on a mountain named Corno di Cavento ( 3,405 m ) situated within the Adamello range and lying about 48 km west-north-west of the city of Trento. The initial artillery bombardment started at 0430 from a ridge situated to north-west by a cannon still in position to-day.

Tactics and strategy lie outside the scope of this text. It should however be mentioned that the summit area of the mountain appears to consist of hefty stone blocks which look easier to attack than to defend. The enemy, crack Alpini mountaineers, were attacking basically from the west and north, and diversionary ski troops were moving about on the Lares glacier to north-east.

Shortly before the Italian attack the Austrian colonel and his staff had visited and left without making any decision (Hecht, at Rif. Carè Alto,11 June 1917, in Ongari 1983:45).

Hecht, the commander of the Austrian position, was sitting in a gallery facing downhill towards about north. He could fire his MG onto part of the glacier and also at anyone mounting the steep rocky terrain leading up towards his position from Cavento Pass (3.198m) lying nearly 500 m to north and  about 200 m lower in altitude than the summit of Corno di Cavento itself.

If we accept a report that Hecht momentarily left his MG inside the gallery and went outside  to encourage his Kaiserjaeger mountain soldiers, only to be partly decapitated by an incoming piece of heavy metal, it looks as though he died instantly and that no Italian troops had  yet reached his fire-position by coming up from the Cavento Pass. His companion Sepp Mayer, probably a trusted NCO, is said to have run through the Austrian lines calling out that the lieutenant was dead, as recorded by Viazzi (1981: 318 ).The name of the man who witnessed this event has been given as Josef Sterbenz, also written as Strebenz  (Viazzi, 2002:136) and he survived the war.                            .

One early report (Viazzi,1968:338) mentioned a version received from Cap. Emilio Battista, a participant in the Cavento operation (who had not been present at the death of Hecht) about an Austrian who was said to have been wounded, offered resistance and been thrown over the north side of the mountain. This information was attributed to an Alpino who had apparently said that Hecht had been firing a machine-gun and that he should not have been doing so.

Note however that there exists a photo of Captain Alfredo Patroni standing beside a young second lieutenant sitting on the ground ( on a hard rock surface ) and firing a machine-gun.

A later Austrian version (von Lichem, 1988:198) reports that Hecht met a young Italian officer, Nicolò degli Albizzi, who was attacking uphill from the Cavento Pass and towards his

 

( 2 )

 

MG position with thirty commandos, known as  “arditi”. Both seized their weapons and the Italian was quicker. It may be that von Lichem used text by Capitano Alfredo Patroni ( 1974: 157 ) for this information, since the latter had reported, perhaps acting on a mere supposition, that degli Albizzi had killed Hecht.

In another text by Viazzi (2002:133) it is written that Hecht was killed by blasts from hand-grenades ( “a colpi di bomba a mano”). But compare an earlier Viazzi statement (1981: 318.)

Assuming that the Italian artillery was no longer actually firing on the Cavento position after their own troops had reached it, one may deduce that Hecht was killed without actually coming face to face with a single enemy soldier, even if he had been firing his MG at ski troops  on the Lares glacier to north-east.

It looks probable that another plucky Austrian may have taken over firing Hecht´s MG and that the enemy who captured him mistook him for an officer. Many Italians had probably never seen an Austrian face to face. It happens that in the Austrian army both a lieutenant and a corporal  (“caporalmaggiore”/”Unterjaeger”) wore two stars, one above the other, on their collars (See Offelli, 2001: 141 and 143). The standard photograph of Hecht in uniform in various publications is perfectly clear. In numerous books on the White War in the Alps one can also see that Austrian NCOs  (“sottufficiali”) wore one, two or three stars on the collars of their uniforms (Compare also Offelli (2001: 148 and 190).

In the large book of V. Martinelli ( volume two, 1915 -1917: 269 ) is to be found a similar observation made after a conversation with Captain Varenna: – “…it is very probable  that the badges of rank -worn by all everyone on the collar of the jacket and differing only in the material used and the colour of the stars – notwithstanding the difficulties of the language, caused us to mistake NCOs for officers. (I found this text for the first time only during June 2017).

Perhaps this explanation dispels certain legendary suppositions covering the death of Hecht.

It had previously happened that on 29 April 1916 the Alpini had made a prodigious advance eastwards. Their leader was the redoubtable Captain Nino Calvi, who had formed an autonomous group of skiers, for which he seemingly did not get the praise nor the promotion to major warranted by such a feat. His orders were to take Corno di Cavento; however his men were too exhausted that evening to attempt this attack and remained at Passo Cavento for the night. Next day Calvi looked up at the peak and believed he could see that it was already occupied. Anyone who has been involved in mountain warfare will know just how simple it is to make an error when one is extremely tired.

In fact no one was there, although an Austrian group did arrive hours later and indulged in a long fire-fight that held off the enemy. Finally no further Italian effort to capture the peak was made until 15 July1917.

If any errors are found in these notes the author would be grateful to be informed.

 

 

 

(3)

Bibliography

 

Martinelli, V.  1998.  Guerra Alpina sull`Adamello 1915 – 1917. Vol. II.

Pinzolo (TN): Edizioni D. & C. Povinelli, 735 pp.

Offelli, S.   2001. Le armi e gli equipaggiamenti dell´esercito austro-ungarico dal 1914 al

Novale: Gino Rossato, 230 pp.

Ongari, D. 1983. Diario di Guerra dal Corno di Cavento del primo tenente dei

Kaiserjaeger FELIX HECHT. Note di DANTE ONGARI.

Calliano: Manfrini Editore,126 pp.

Offelli, S.   2001. Le armi e gli equipaggiamenti dell´esercito austro-ungarico dal 1914 al

Novale: Gino Rossato, 230 pp.

Patroni,  A. 1974. La conquista dei ghiacciai 1915 – 1918. Milano: Longanesi,212 pp

 

Viazzi, L.    1968. La Guerra Bianca sull`Adamello. second edition, Trento: Monauni, 435 pp.

  1. I diavoli dell´Adamello. La guerra a quota tremila. 1915 – 1918.

Milano: Mursia, 510 pp.

 

  1.    Ricordi e Documentazioni relativi al ritrovamento e alla prima

pubblicazione  del diario di Guerra del Tenente Felix von Eleda.

Aquile in Guerra, Anno 10: 133 – 136.

 

Von Lichem, H.1988. Der einsame Krieg. Fourth Edition.

Bolzano: Athesia, 256 pp.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 Alcune precisazioni sulla morte di un Giovane Ufficiale dei Kaiserjaeger nel 1917.

Mark Milburn, 20 Luglio 2017

Le note che seguono tentano di suggerire il modo più probabile in cui un giovane tenente austriaco, Felix Hecht von Eleda, ha incontrato la sua morte, avvenuta il 15 Luglio 1917 nel  corso di un massiccio e determinato attacco italiano su una montagna di nome Corno di Cavento  (3.405 m), situato all’interno del gruppo dell’Adamello, che si trova a circa 48 km a ovest-nord-ovest della città di Trento. Il bombardamento preliminare di artiglieria è cominciato alle 04.30 da una cresta situata a nord-ovest con un cannone che è ancora in posizione ai nostri giorni.

Tattica e strategia non rientrano nella sfera di questo testo. Va comunque ricordato che la zona sommitale del monte  è costituita da blocchi di pietra pesanti che sembrano più facili da attaccare piuttosto che da difendere. Il nemico, esperti  Alpini scalatori, stava portando l’attacco principale da ovest e da nord, e gli Alpini sciatori portavano avanti un’azione diversiva sul ghiacciaio di Lares a nord-est.

Poco prima dell’attacco italiano  il colonnello austriaco e il suo stato maggiore avevano visitato la postazione e l’avevano  lasciata senza prendere alcuna  decisione (Hecht,  al Rifugio Carè Alto 11 giugno 1917, in Ongari  1983: 45).

Hecht, il comandante della postazione austriaca, era seduto in una galleria che guardava a nord, verso il basso. Poteva sparare con la sua mitragliatrice su  parte del ghiacciaio ed anche a chiunque cercasse di salire il ripido terreno roccioso che porta alla sua postazione dal Passo  di Cavento  (3.198m) situato circa 500 metri verso nord e circa 200 metri più basso di quota rispetto alla vetta del Corno di Cavento .

Se accettiamo un rapporto che sostiene che  Hecht abbia momentaneamente lasciato la sua mitragliatrice all’interno della galleria per uscire ad incoraggiare i suoi soldati di montagna Kaiserjaeger, finendo per essere parzialmente decapitato da una  scheggia di granata, appare, come si è pensato, che morì all’istante quando le truppe italiane, provenendo dal Passo Cavento, non avevano ancora raggiunto la sua postazione di tiro.  Il suo compagno Sepp Mayer, probabilmente un sottufficiale di fiducia, si dice che abbia attraversato di corsa le linee austriache gridando che il tenente era morto, come registrato da Viazzi (1981: 318). E’ stato affermato che il nome dell’uomo che ha assistito a questo evento fosse Josef Sterbenz, scritto anche come Strebenz (Viazzi, 2002: 136) e che questo sia sopravvissuto alla guerra.

Un rapporto della prima ora (Viazzi, 1968: 338) menzionava  una versione ricevuta dal Capitano Emilio Battista, uno dei partecipanti all’operazione bellica di Cavento  (che non era stato presente alla morte di Hecht) a proposito di un militare austriaco che si dice sia  stato ferito, dopo aver offerto resistenza  e che sia  stato gettato dal lato nord della montagna. Questa informazione è stata attribuita a un Alpino che, a quanto pare, sosteneva  che fosse stato Hecht che sparava con una mitragliatrice, fatto che non avrebbe dovuto  essere.

 

 

(2)

Si noti tuttavia che esiste una foto del Capitano Alfredo Patroni, in piedi accanto a un giovane sottotenente seduto a terra (su una superficie di roccia dura) e che stava sparando con una mitragliatrice.

Una versione successiva austriaca (von Lichem 1988: 198) riporta che Hecht ha incontrato un giovane ufficiale italiano, Nicolò Degli Albizzi, che stava attaccando, salendo dal Passo Cavento verso la suapostazione di  mitragliatrice, con una trentina di commandos, noti come “arditi”.  Entrambi imbracciarono le armi e l’italiano fu  più veloce.  Può essere che von Lichem abbia utilizzato il testo del Capitano Alfredo Patroni (1974: 157) per desumere queste informazioni,  dal  momento  che quest’ultimo  aveva riferito, forse basandosi  su di una semplice supposizione, che il  Degli Albizzi avesse ucciso Hecht.

In un altro testo di Viazzi (2002: 133) è scritto che Hecht è stato ucciso “a colpi di bombe a mano”, ma ciò  contrasta  una sua  precedente affermazione  (1981: 318).

Dando per supposto che l’artiglieria italiana, in realtà, non stesse più sparando  sulla postazione nemica di  Cavento dopo che le proprie truppe l’avevano raggiunta, si può dedurre che Hecht è stato ucciso senza in realtà trovarsi faccia a faccia con un solo soldato italiano, anche se fosse stato a sparare con la sua mitragliatrice agli  Alpini sciatori sul ghiacciaio di Lares a nord-est.

Sembra probabile che un altro coraggioso austriaco potrebbe essere subentrato ad  Hecht nel fare fuoco colla mitragliatrice e che il nemico che lo ha catturato lo abbia scambiato per un ufficiale. Molti italiani non avevano probabilmente mai avuto un faccia a faccia con un soldato austriaco e poi è da sottolineare  che nell’esercito austriaco sia un tenente sia  un caporalmaggiore ( “caporalmaggiore” / “Unterjaeger”) portavano due stelle, uno sopra l’altro, sui loro colletti (Vedi  Offelli 2001: 141 e 143). La fotografia di Hecht in divisa in varie pubblicazioni è perfettamente chiara. In numerosi libri sulla Guerra Bianca nelle Alpi si può anche vedere che sottufficiali  austriaci  hanno indossato uno, due o tre stelle sui colletti delle loro divise (confronta anche Offelli  (2001: 148 e 190)).

Nel gran libro di V. Martinelli ( tomo due, 1915-1917:269 ), si trova un´osservazione  similare fatta dopo di una conversazione col  Capitano Aldo Varenna:-  ” ….è molto probabile che i gradi – portati per tutti sul bavero della giubba e diversificati solo al materiale e dal colore delle stellette – nonché le difficoltà della lingua, abbiano fatto scambiare per ufficiali dei sottufficiali.” (Ho trovato questo testo soltanto in Giugno 2017).

 

Forse questa spiegazione  dissipa alcune supposizioni  leggendarie che coprono la morte di Hecht.

Era  precedentemente accaduto che il 29 aprile 1916 gli Alpini avevano  fatto un’avanzata  fulminea verso est.  Il loro comandante  era il leggendario Capitano Nino Calvi, che aveva formato un gruppo autonomo di Alpini sciatori, il quale,  nonostante l’impresa, non aveva ottenuto né un encomio né la meritata promozione a Maggiore. I suoi ordini erano di prendere il Corno di Cavento; tuttavia i suoi uomini erano troppo esausti quella sera per tentare questo attacco e sono rimasti al Passo di Cavento per la notte. Il giorno dopo Calvi guardò il picco e credeva di poter vedere che era già occupato.

(3)

In realtà non c’era nessuno, anche se un gruppo di soldati  austriaci fu fatto arrivare alcune ore più tardi e ed ha ingaggiato un lungo scontro a fuoco che ha tenuto fuori il nemico. Infine, fino al 15 Luglio 1917, non ci fu nessuno ulteriore  sforzo  italiano per catturare la vetta del Corno di Cavento.

Se alcuni errori si trovano in queste note l’autore sarebbe grato di  essere informato.

 

Bibliografia

Martinelli, V.  1998.  Guerra Alpina sull`Adamello 1915 – 1917. Vol. II.

Pinzolo (TN): Edizioni D. & C. Povinelli, 735 pag.

Offelli, S. 2001. Le Armi e Gli equipaggiamenti  dell’Esercito Austro-ungarico dal 1914 al

  1. Novale: Gino Rossato, 230 pag.

Ongari, D. 1983. Diario di Guerra dal Corno di Cavento del primo tenente dei

Kaiserjaeger FELIX HECHT. Nota di Dante Ongari.

Calliano: Manfrini Editore, 126 pag.

Patroni, A. 1974. La conquista dei Ghiacciai 1915 – 1918.

Milano: Longanesi, 212 pag.

Viazzi, L. 1968. La Guerra Bianca sull`Adamello. seconda edizione, Trento: Monauni, 435 pag.

  1. I Diavoli dell’Adamello. La guerra un Tremila quota. 1915-1918.

Milano: Mursia, 510 pag.

  1. Ricordi e Documentazioni Informazioni relative al ritrovamento e alla prima

Pubblicazione del Diario di Guerra del Tenente Felix von Eleda.

Aquile in Guerra, Anno 10: 133-136.

Von Lichem, H.1988. Der einsame Krieg . Quarta edizione.

Bolzano: Athesia, 256 pag.

 

 

 

 

 

Testo  inglese

 

                                  The White War in Adamello, Trentino 1915-1918.

                Some considerations on the death of a young Kaiserjaeger officer in 1917.

                                                    Mark Milburn, 20 July 2017

The following notes  attempt to suggest the most probable way in which a young Austrian lieutenant, Felix Hecht von Eleda, met his death on  15 July 1917 during a massive and determined Italian attack on a mountain named Corno di Cavento ( 3,405 m ) situated within the Adamello range and lying about 48 km west-north-west of the city of Trento. The initial artillery bombardment started at 0430 from a ridge situated to north-west by a cannon still in position to-day.

Tactics and strategy lie outside the scope of this text. It should however be mentioned that the summit area of the mountain appears to consist of hefty stone blocks which look easier to attack than to defend. The enemy, crack Alpini mountaineers, were attacking basically from the west and north, and diversionary ski troops were moving about on the Lares glacier to north-east.

Shortly before the Italian attack the Austrian colonel and his staff had visited and left without making any decision (Hecht, at Rif. Carè Alto,11 June 1917, in Ongari 1983:45).

Hecht, the commander of the Austrian position, was sitting in a gallery facing downhill towards about north. He could fire his MG onto part of the glacier and also at anyone mounting the steep rocky terrain leading up towards his position from Cavento Pass (3.198m) lying nearly 500 m to north and  about 200 m lower in altitude than the summit of Corno di Cavento itself.

If we accept a report that Hecht momentarily left his MG inside the gallery and went outside  to encourage his Kaiserjaeger mountain soldiers, only to be partly decapitated by an incoming piece of heavy metal, it looks as though he died instantly and that no Italian troops had  yet reached his fire-position by coming up from the Cavento Pass. His companion Sepp Mayer, probably a trusted NCO, is said to have run through the Austrian lines calling out that the lieutenant was dead, as recorded by Viazzi (1981: 318 ).The name of the man who witnessed this event has been given as Josef Sterbenz, also written as Strebenz  (Viazzi, 2002:136) and he survived the war.                            .

One early report (Viazzi,1968:338) mentioned a version received from Cap. Emilio Battista, a participant in the Cavento operation (who had not been present at the death of Hecht) about an Austrian who was said to have been wounded, offered resistance and been thrown over the north side of the mountain. This information was attributed to an Alpino who had apparently said that Hecht had been firing a machine-gun and that he should not have been doing so.

Note however that there exists a photo of Captain Alfredo Patroni standing beside a young second lieutenant sitting on the ground ( on a hard rock surface ) and firing a machine-gun.

A later Austrian version (von Lichem, 1988:198) reports that Hecht met a young Italian officer, Nicolò degli Albizzi, who was attacking uphill from the Cavento Pass and towards his

 

( 2 )

 

MG position with thirty commandos, known as  “arditi”. Both seized their weapons and the Italian was quicker. It may be that von Lichem used text by Capitano Alfredo Patroni ( 1974: 157 ) for this information, since the latter had reported, perhaps acting on a mere supposition, that degli Albizzi had killed Hecht.

In another text by Viazzi (2002:133) it is written that Hecht was killed by blasts from hand-grenades ( “a colpi di bomba a mano”). But compare an earlier Viazzi statement (1981: 318.)

Assuming that the Italian artillery was no longer actually firing on the Cavento position after their own troops had reached it, one may deduce that Hecht was killed without actually coming face to face with a single enemy soldier, even if he had been firing his MG at ski troops  on the Lares glacier to north-east.

It looks probable that another plucky Austrian may have taken over firing Hecht´s MG and that the enemy who captured him mistook him for an officer. Many Italians had probably never seen an Austrian face to face. It happens that in the Austrian army both a lieutenant and a corporal  (“caporalmaggiore”/”Unterjaeger”) wore two stars, one above the other, on their collars (See Offelli, 2001: 141 and 143). The standard photograph of Hecht in uniform in various publications is perfectly clear. In numerous books on the White War in the Alps one can also see that Austrian NCOs  (“sottufficiali”) wore one, two or three stars on the collars of their uniforms (Compare also Offelli (2001: 148 and 190).

In the large book of V. Martinelli ( volume two, 1915 -1917: 269 ) is to be found a similar observation made after a conversation with Captain Varenna: – “…it is very probable  that the badges of rank -worn by all everyone on the collar of the jacket and differing only in the material used and the colour of the stars – notwithstanding the difficulties of the language, caused us to mistake NCOs for officers. (I found this text for the first time only during June 2017).

Perhaps this explanation dispels certain legendary suppositions covering the death of Hecht.

It had previously happened that on 29 April 1916 the Alpini had made a prodigious advance eastwards. Their leader was the redoubtable Captain Nino Calvi, who had formed an autonomous group of skiers, for which he seemingly did not get the praise nor the promotion to major warranted by such a feat. His orders were to take Corno di Cavento; however his men were too exhausted that evening to attempt this attack and remained at Passo Cavento for the night. Next day Calvi looked up at the peak and believed he could see that it was already occupied. Anyone who has been involved in mountain warfare will know just how simple it is to make an error when one is extremely tired.

In fact no one was there, although an Austrian group did arrive hours later and indulged in a long fire-fight that held off the enemy. Finally no further Italian effort to capture the peak was made until 15 July1917.

If any errors are found in these notes the author would be grateful to be informed.

 

 

 

(3)

Bibliography

 

Martinelli, V.  1998.  Guerra Alpina sull`Adamello 1915 – 1917. Vol. II.

Pinzolo (TN): Edizioni D. & C. Povinelli, 735 pp.

Offelli, S.   2001. Le armi e gli equipaggiamenti dell´esercito austro-ungarico dal 1914 al

Novale: Gino Rossato, 230 pp.

Ongari, D. 1983. Diario di Guerra dal Corno di Cavento del primo tenente dei

Kaiserjaeger FELIX HECHT. Note di DANTE ONGARI.

Calliano: Manfrini Editore,126 pp.

Offelli, S.   2001. Le armi e gli equipaggiamenti dell´esercito austro-ungarico dal 1914 al

Novale: Gino Rossato, 230 pp.

Patroni,  A. 1974. La conquista dei ghiacciai 1915 – 1918. Milano: Longanesi,212 pp

 

Viazzi, L.    1968. La Guerra Bianca sull`Adamello. second edition, Trento: Monauni, 435 pp.

  1. I diavoli dell´Adamello. La guerra a quota tremila. 1915 – 1918.

Milano: Mursia, 510 pp.

 

  1.    Ricordi e Documentazioni relativi al ritrovamento e alla prima

pubblicazione  del diario di Guerra del Tenente Felix von Eleda.

Aquile in Guerra, Anno 10: 133 – 136.

 

Von Lichem, H.1988. Der einsame Krieg. Fourth Edition.

Bolzano: Athesia, 256 pp.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

                               

 

 

 

 Alcune precisazioni sulla morte di un Giovane Ufficiale dei Kaiserjaeger nel 1917.

Mark Milburn, 20 Luglio 2017

Le note che seguono tentano di suggerire il modo più probabile in cui un giovane tenente austriaco, Felix Hecht von Eleda, ha incontrato la sua morte, avvenuta il 15 Luglio 1917 nel  corso di un massiccio e determinato attacco italiano su una montagna di nome Corno di Cavento  (3.405 m), situato all’interno del gruppo dell’Adamello, che si trova a circa 48 km a ovest-nord-ovest della città di Trento. Il bombardamento preliminare di artiglieria è cominciato alle 04.30 da una cresta situata a nord-ovest con un cannone che è ancora in posizione ai nostri giorni.

Tattica e strategia non rientrano nella sfera di questo testo. Va comunque ricordato che la zona sommitale del monte  è costituita da blocchi di pietra pesanti che sembrano più facili da attaccare piuttosto che da difendere. Il nemico, esperti  Alpini scalatori, stava portando l’attacco principale da ovest e da nord, e gli Alpini sciatori portavano avanti un’azione diversiva sul ghiacciaio di Lares a nord-est.

Poco prima dell’attacco italiano  il colonnello austriaco e il suo stato maggiore avevano visitato la postazione e l’avevano  lasciata senza prendere alcuna  decisione (Hecht,  al Rifugio Carè Alto 11 giugno 1917, in Ongari  1983: 45).

Hecht, il comandante della postazione austriaca, era seduto in una galleria che guardava a nord, verso il basso. Poteva sparare con la sua mitragliatrice su  parte del ghiacciaio ed anche a chiunque cercasse di salire il ripido terreno roccioso che porta alla sua postazione dal Passo  di Cavento  (3.198m) situato circa 500 metri verso nord e circa 200 metri più basso di quota rispetto alla vetta del Corno di Cavento .

Se accettiamo un rapporto che sostiene che  Hecht abbia momentaneamente lasciato la sua mitragliatrice all’interno della galleria per uscire ad incoraggiare i suoi soldati di montagna Kaiserjaeger, finendo per essere parzialmente decapitato da una  scheggia di granata, appare, come si è pensato, che morì all’istante quando le truppe italiane, provenendo dal Passo Cavento, non avevano ancora raggiunto la sua postazione di tiro.  Il suo compagno Sepp Mayer, probabilmente un sottufficiale di fiducia, si dice che abbia attraversato di corsa le linee austriache gridando che il tenente era morto, come registrato da Viazzi (1981: 318). E’ stato affermato che il nome dell’uomo che ha assistito a questo evento fosse Josef Sterbenz, scritto anche come Strebenz (Viazzi, 2002: 136) e che questo sia sopravvissuto alla guerra.

Un rapporto della prima ora (Viazzi, 1968: 338) menzionava  una versione ricevuta dal Capitano Emilio Battista, uno dei partecipanti all’operazione bellica di Cavento  (che non era stato presente alla morte di Hecht) a proposito di un militare austriaco che si dice sia  stato ferito, dopo aver offerto resistenza  e che sia  stato gettato dal lato nord della montagna. Questa informazione è stata attribuita a un Alpino che, a quanto pare, sosteneva  che fosse stato Hecht che sparava con una mitragliatrice, fatto che non avrebbe dovuto  essere.

 

 

(2)

Si noti tuttavia che esiste una foto del Capitano Alfredo Patroni, in piedi accanto a un giovane sottotenente seduto a terra (su una superficie di roccia dura) e che stava sparando con una mitragliatrice.

Una versione successiva austriaca (von Lichem 1988: 198) riporta che Hecht ha incontrato un giovane ufficiale italiano, Nicolò Degli Albizzi, che stava attaccando, salendo dal Passo Cavento verso la suapostazione di  mitragliatrice, con una trentina di commandos, noti come “arditi”.  Entrambi imbracciarono le armi e l’italiano fu  più veloce.  Può essere che von Lichem abbia utilizzato il testo del Capitano Alfredo Patroni (1974: 157) per desumere queste informazioni,  dal  momento  che quest’ultimo  aveva riferito, forse basandosi  su di una semplice supposizione, che il  Degli Albizzi avesse ucciso Hecht.

In un altro testo di Viazzi (2002: 133) è scritto che Hecht è stato ucciso “a colpi di bombe a mano”, ma ciò  contrasta  una sua  precedente affermazione  (1981: 318).

Dando per supposto che l’artiglieria italiana, in realtà, non stesse più sparando  sulla postazione nemica di  Cavento dopo che le proprie truppe l’avevano raggiunta, si può dedurre che Hecht è stato ucciso senza in realtà trovarsi faccia a faccia con un solo soldato italiano, anche se fosse stato a sparare con la sua mitragliatrice agli  Alpini sciatori sul ghiacciaio di Lares a nord-est.

Sembra probabile che un altro coraggioso austriaco potrebbe essere subentrato ad  Hecht nel fare fuoco colla mitragliatrice e che il nemico che lo ha catturato lo abbia scambiato per un ufficiale. Molti italiani non avevano probabilmente mai avuto un faccia a faccia con un soldato austriaco e poi è da sottolineare  che nell’esercito austriaco sia un tenente sia  un caporalmaggiore ( “caporalmaggiore” / “Unterjaeger”) portavano due stelle, uno sopra l’altro, sui loro colletti (Vedi  Offelli 2001: 141 e 143). La fotografia di Hecht in divisa in varie pubblicazioni è perfettamente chiara. In numerosi libri sulla Guerra Bianca nelle Alpi si può anche vedere che sottufficiali  austriaci  hanno indossato uno, due o tre stelle sui colletti delle loro divise (confronta anche Offelli  (2001: 148 e 190)).

Nel gran libro di V. Martinelli ( tomo due, 1915-1917:269 ), si trova un´osservazione  similare fatta dopo di una conversazione col  Capitano Aldo Varenna:-  ” ….è molto probabile che i gradi – portati per tutti sul bavero della giubba e diversificati solo al materiale e dal colore delle stellette – nonché le difficoltà della lingua, abbiano fatto scambiare per ufficiali dei sottufficiali.” (Ho trovato questo testo soltanto in Giugno 2017).

 

Forse questa spiegazione  dissipa alcune supposizioni  leggendarie che coprono la morte di Hecht.

Era  precedentemente accaduto che il 29 aprile 1916 gli Alpini avevano  fatto un’avanzata  fulminea verso est.  Il loro comandante  era il leggendario Capitano Nino Calvi, che aveva formato un gruppo autonomo di Alpini sciatori, il quale,  nonostante l’impresa, non aveva ottenuto né un encomio né la meritata promozione a Maggiore. I suoi ordini erano di prendere il Corno di Cavento; tuttavia i suoi uomini erano troppo esausti quella sera per tentare questo attacco e sono rimasti al Passo di Cavento per la notte. Il giorno dopo Calvi guardò il picco e credeva di poter vedere che era già occupato.

(3)

In realtà non c’era nessuno, anche se un gruppo di soldati  austriaci fu fatto arrivare alcune ore più tardi e ed ha ingaggiato un lungo scontro a fuoco che ha tenuto fuori il nemico. Infine, fino al 15 Luglio 1917, non ci fu nessuno ulteriore  sforzo  italiano per catturare la vetta del Corno di Cavento.

Se alcuni errori si trovano in queste note l’autore sarebbe grato di  essere informato.

 

Bibliografia

Martinelli, V.  1998.  Guerra Alpina sull`Adamello 1915 – 1917. Vol. II.

Pinzolo (TN): Edizioni D. & C. Povinelli, 735 pag.

Offelli, S. 2001. Le Armi e Gli equipaggiamenti  dell’Esercito Austro-ungarico dal 1914 al

  1. Novale: Gino Rossato, 230 pag.

Ongari, D. 1983. Diario di Guerra dal Corno di Cavento del primo tenente dei

Kaiserjaeger FELIX HECHT. Nota di Dante Ongari.

Calliano: Manfrini Editore, 126 pag.

Patroni, A. 1974. La conquista dei Ghiacciai 1915 – 1918.

Milano: Longanesi, 212 pag.

Viazzi, L. 1968. La Guerra Bianca sull`Adamello. seconda edizione, Trento: Monauni, 435 pag.

  1. I Diavoli dell’Adamello. La guerra un Tremila quota. 1915-1918.

Milano: Mursia, 510 pag.

  1. Ricordi e Documentazioni Informazioni relative al ritrovamento e alla prima

Pubblicazione del Diario di Guerra del Tenente Felix von Eleda.

Aquile in Guerra, Anno 10: 133-136.

Von Lichem, H.1988. Der einsame Krieg . Quarta edizione.

Bolzano: Athesia, 256 pag.

 

 

 

 

 

Testo  inglese

 

                                  The White War in Adamello, Trentino 1915-1918.

                Some considerations on the death of a young Kaiserjaeger officer in 1917.

                                                    Mark Milburn, 20 July 2017

The following notes  attempt to suggest the most probable way in which a young Austrian lieutenant, Felix Hecht von Eleda, met his death on  15 July 1917 during a massive and determined Italian attack on a mountain named Corno di Cavento ( 3,405 m ) situated within the Adamello range and lying about 48 km west-north-west of the city of Trento. The initial artillery bombardment started at 0430 from a ridge situated to north-west by a cannon still in position to-day.

Tactics and strategy lie outside the scope of this text. It should however be mentioned that the summit area of the mountain appears to consist of hefty stone blocks which look easier to attack than to defend. The enemy, crack Alpini mountaineers, were attacking basically from the west and north, and diversionary ski troops were moving about on the Lares glacier to north-east.

Shortly before the Italian attack the Austrian colonel and his staff had visited and left without making any decision (Hecht, at Rif. Carè Alto,11 June 1917, in Ongari 1983:45).

Hecht, the commander of the Austrian position, was sitting in a gallery facing downhill towards about north. He could fire his MG onto part of the glacier and also at anyone mounting the steep rocky terrain leading up towards his position from Cavento Pass (3.198m) lying nearly 500 m to north and  about 200 m lower in altitude than the summit of Corno di Cavento itself.

If we accept a report that Hecht momentarily left his MG inside the gallery and went outside  to encourage his Kaiserjaeger mountain soldiers, only to be partly decapitated by an incoming piece of heavy metal, it looks as though he died instantly and that no Italian troops had  yet reached his fire-position by coming up from the Cavento Pass. His companion Sepp Mayer, probably a trusted NCO, is said to have run through the Austrian lines calling out that the lieutenant was dead, as recorded by Viazzi (1981: 318 ).The name of the man who witnessed this event has been given as Josef Sterbenz, also written as Strebenz  (Viazzi, 2002:136) and he survived the war.                            .

One early report (Viazzi,1968:338) mentioned a version received from Cap. Emilio Battista, a participant in the Cavento operation (who had not been present at the death of Hecht) about an Austrian who was said to have been wounded, offered resistance and been thrown over the north side of the mountain. This information was attributed to an Alpino who had apparently said that Hecht had been firing a machine-gun and that he should not have been doing so.

Note however that there exists a photo of Captain Alfredo Patroni standing beside a young second lieutenant sitting on the ground ( on a hard rock surface ) and firing a machine-gun.

A later Austrian version (von Lichem, 1988:198) reports that Hecht met a young Italian officer, Nicolò degli Albizzi, who was attacking uphill from the Cavento Pass and towards his

 

( 2 )

 

MG position with thirty commandos, known as  “arditi”. Both seized their weapons and the Italian was quicker. It may be that von Lichem used text by Capitano Alfredo Patroni ( 1974: 157 ) for this information, since the latter had reported, perhaps acting on a mere supposition, that degli Albizzi had killed Hecht.

In another text by Viazzi (2002:133) it is written that Hecht was killed by blasts from hand-grenades ( “a colpi di bomba a mano”). But compare an earlier Viazzi statement (1981: 318.)

Assuming that the Italian artillery was no longer actually firing on the Cavento position after their own troops had reached it, one may deduce that Hecht was killed without actually coming face to face with a single enemy soldier, even if he had been firing his MG at ski troops  on the Lares glacier to north-east.

It looks probable that another plucky Austrian may have taken over firing Hecht´s MG and that the enemy who captured him mistook him for an officer. Many Italians had probably never seen an Austrian face to face. It happens that in the Austrian army both a lieutenant and a corporal  (“caporalmaggiore”/”Unterjaeger”) wore two stars, one above the other, on their collars (See Offelli, 2001: 141 and 143). The standard photograph of Hecht in uniform in various publications is perfectly clear. In numerous books on the White War in the Alps one can also see that Austrian NCOs  (“sottufficiali”) wore one, two or three stars on the collars of their uniforms (Compare also Offelli (2001: 148 and 190).

In the large book of V. Martinelli ( volume two, 1915 -1917: 269 ) is to be found a similar observation made after a conversation with Captain Varenna: – “…it is very probable  that the badges of rank -worn by all everyone on the collar of the jacket and differing only in the material used and the colour of the stars – notwithstanding the difficulties of the language, caused us to mistake NCOs for officers. (I found this text for the first time only during June 2017).

Perhaps this explanation dispels certain legendary suppositions covering the death of Hecht.

It had previously happened that on 29 April 1916 the Alpini had made a prodigious advance eastwards. Their leader was the redoubtable Captain Nino Calvi, who had formed an autonomous group of skiers, for which he seemingly did not get the praise nor the promotion to major warranted by such a feat. His orders were to take Corno di Cavento; however his men were too exhausted that evening to attempt this attack and remained at Passo Cavento for the night. Next day Calvi looked up at the peak and believed he could see that it was already occupied. Anyone who has been involved in mountain warfare will know just how simple it is to make an error when one is extremely tired.

In fact no one was there, although an Austrian group did arrive hours later and indulged in a long fire-fight that held off the enemy. Finally no further Italian effort to capture the peak was made until 15 July1917.

If any errors are found in these notes the author would be grateful to be informed.

 

 

 

(3)

Bibliography

 

Martinelli, V.  1998.  Guerra Alpina sull`Adamello 1915 – 1917. Vol. II.

Pinzolo (TN): Edizioni D. & C. Povinelli, 735 pp.

Offelli, S.   2001. Le armi e gli equipaggiamenti dell´esercito austro-ungarico dal 1914 al

Novale: Gino Rossato, 230 pp.

Ongari, D. 1983. Diario di Guerra dal Corno di Cavento del primo tenente dei

Kaiserjaeger FELIX HECHT. Note di DANTE ONGARI.

Calliano: Manfrini Editore,126 pp.

Offelli, S.   2001. Le armi e gli equipaggiamenti dell´esercito austro-ungarico dal 1914 al

Novale: Gino Rossato, 230 pp.

Patroni,  A. 1974. La conquista dei ghiacciai 1915 – 1918. Milano: Longanesi,212 pp

 

Viazzi, L.    1968. La Guerra Bianca sull`Adamello. second edition, Trento: Monauni, 435 pp.

  1. I diavoli dell´Adamello. La guerra a quota tremila. 1915 – 1918.

Milano: Mursia, 510 pp.

 

  1.    Ricordi e Documentazioni relativi al ritrovamento e alla prima

pubblicazione  del diario di Guerra del Tenente Felix von Eleda.

Aquile in Guerra, Anno 10: 133 – 136.

 

Von Lichem, H.1988. Der einsame Krieg. Fourth Edition.

Bolzano: Athesia, 256 pp.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 Alcune precisazioni sulla morte di un Giovane Ufficiale dei Kaiserjaeger nel 1917.

Mark Milburn, 20 Luglio 2017

Le note che seguono tentano di suggerire il modo più probabile in cui un giovane tenente austriaco, Felix Hecht von Eleda, ha incontrato la sua morte, avvenuta il 15 Luglio 1917 nel  corso di un massiccio e determinato attacco italiano su una montagna di nome Corno di Cavento  (3.405 m), situato all’interno del gruppo dell’Adamello, che si trova a circa 48 km a ovest-nord-ovest della città di Trento. Il bombardamento preliminare di artiglieria è cominciato alle 04.30 da una cresta situata a nord-ovest con un cannone che è ancora in posizione ai nostri giorni.

Tattica e strategia non rientrano nella sfera di questo testo. Va comunque ricordato che la zona sommitale del monte  è costituita da blocchi di pietra pesanti che sembrano più facili da attaccare piuttosto che da difendere. Il nemico, esperti  Alpini scalatori, stava portando l’attacco principale da ovest e da nord, e gli Alpini sciatori portavano avanti un’azione diversiva sul ghiacciaio di Lares a nord-est.

Poco prima dell’attacco italiano  il colonnello austriaco e il suo stato maggiore avevano visitato la postazione e l’avevano  lasciata senza prendere alcuna  decisione (Hecht,  al Rifugio Carè Alto 11 giugno 1917, in Ongari  1983: 45).

Hecht, il comandante della postazione austriaca, era seduto in una galleria che guardava a nord, verso il basso. Poteva sparare con la sua mitragliatrice su  parte del ghiacciaio ed anche a chiunque cercasse di salire il ripido terreno roccioso che porta alla sua postazione dal Passo  di Cavento  (3.198m) situato circa 500 metri verso nord e circa 200 metri più basso di quota rispetto alla vetta del Corno di Cavento .

Se accettiamo un rapporto che sostiene che  Hecht abbia momentaneamente lasciato la sua mitragliatrice all’interno della galleria per uscire ad incoraggiare i suoi soldati di montagna Kaiserjaeger, finendo per essere parzialmente decapitato da una  scheggia di granata, appare, come si è pensato, che morì all’istante quando le truppe italiane, provenendo dal Passo Cavento, non avevano ancora raggiunto la sua postazione di tiro.  Il suo compagno Sepp Mayer, probabilmente un sottufficiale di fiducia, si dice che abbia attraversato di corsa le linee austriache gridando che il tenente era morto, come registrato da Viazzi (1981: 318). E’ stato affermato che il nome dell’uomo che ha assistito a questo evento fosse Josef Sterbenz, scritto anche come Strebenz (Viazzi, 2002: 136) e che questo sia sopravvissuto alla guerra.

Un rapporto della prima ora (Viazzi, 1968: 338) menzionava  una versione ricevuta dal Capitano Emilio Battista, uno dei partecipanti all’operazione bellica di Cavento  (che non era stato presente alla morte di Hecht) a proposito di un militare austriaco che si dice sia  stato ferito, dopo aver offerto resistenza  e che sia  stato gettato dal lato nord della montagna. Questa informazione è stata attribuita a un Alpino che, a quanto pare, sosteneva  che fosse stato Hecht che sparava con una mitragliatrice, fatto che non avrebbe dovuto  essere.

Si noti tuttavia che esiste una foto del Capitano Alfredo Patroni, in piedi accanto a un giovane sottotenente seduto a terra (su una superficie di roccia dura) e che stava sparando con una mitragliatrice.

Una versione successiva austriaca (von Lichem 1988: 198) riporta che Hecht ha incontrato un giovane ufficiale italiano, Nicolò Degli Albizzi, che stava attaccando, salendo dal Passo Cavento verso la suapostazione di  mitragliatrice, con una trentina di commandos, noti come “arditi”.  Entrambi imbracciarono le armi e l’italiano fu  più veloce.  Può essere che von Lichem abbia utilizzato il testo del Capitano Alfredo Patroni (1974: 157) per desumere queste informazioni,  dal  momento  che quest’ultimo  aveva riferito, forse basandosi  su di una semplice supposizione, che il  Degli Albizzi avesse ucciso Hecht.

In un altro testo di Viazzi (2002: 133) è scritto che Hecht è stato ucciso “a colpi di bombe a mano”, ma ciò  contrasta  una sua  precedente affermazione  (1981: 318).

Dando per supposto che l’artiglieria italiana, in realtà, non stesse più sparando  sulla postazione nemica di  Cavento dopo che le proprie truppe l’avevano raggiunta, si può dedurre che Hecht è stato ucciso senza in realtà trovarsi faccia a faccia con un solo soldato italiano, anche se fosse stato a sparare con la sua mitragliatrice agli  Alpini sciatori sul ghiacciaio di Lares a nord-est.

Sembra probabile che un altro coraggioso austriaco potrebbe essere subentrato ad  Hecht nel fare fuoco colla mitragliatrice e che il nemico che lo ha catturato lo abbia scambiato per un ufficiale. Molti italiani non avevano probabilmente mai avuto un faccia a faccia con un soldato austriaco e poi è da sottolineare  che nell’esercito austriaco sia un tenente sia  un caporalmaggiore ( “caporalmaggiore” / “Unterjaeger”) portavano due stelle, uno sopra l’altro, sui loro colletti (Vedi  Offelli 2001: 141 e 143). La fotografia di Hecht in divisa in varie pubblicazioni è perfettamente chiara. In numerosi libri sulla Guerra Bianca nelle Alpi si può anche vedere che sottufficiali  austriaci  hanno indossato uno, due o tre stelle sui colletti delle loro divise (confronta anche Offelli  (2001: 148 e 190)).

Nel gran libro di V. Martinelli ( tomo due, 1915-1917:269 ), si trova un´osservazione  similare fatta dopo di una conversazione col  Capitano Aldo Varenna:-  ” ….è molto probabile che i gradi – portati per tutti sul bavero della giubba e diversificati solo al materiale e dal colore delle stellette – nonché le difficoltà della lingua, abbiano fatto scambiare per ufficiali dei sottufficiali.” (Ho trovato questo testo soltanto in Giugno 2017).

 

Forse questa spiegazione  dissipa alcune supposizioni  leggendarie che coprono la morte di Hecht.

Era  precedentemente accaduto che il 29 aprile 1916 gli Alpini avevano  fatto un’avanzata  fulminea verso est.  Il loro comandante  era il leggendario Capitano Nino Calvi, che aveva formato un gruppo autonomo di Alpini sciatori, il quale,  nonostante l’impresa, non aveva ottenuto né un encomio né la meritata promozione a Maggiore. I suoi ordini erano di prendere il Corno di Cavento; tuttavia i suoi uomini erano troppo esausti quella sera per tentare questo attacco e sono rimasti al Passo di Cavento per la notte. Il giorno dopo Calvi guardò il picco e credeva di poter vedere che era già occupato.

(3)

In realtà non c’era nessuno, anche se un gruppo di soldati  austriaci fu fatto arrivare alcune ore più tardi e ed ha ingaggiato un lungo scontro a fuoco che ha tenuto fuori il nemico. Infine, fino al 15 Luglio 1917, non ci fu nessuno ulteriore  sforzo  italiano per catturare la vetta del Corno di Cavento.

Se alcuni errori si trovano in queste note l’autore sarebbe grato di  essere informato.

 

Bibliografia

Martinelli, V.  1998.  Guerra Alpina sull`Adamello 1915 – 1917. Vol. II.

Pinzolo (TN): Edizioni D. & C. Povinelli, 735 pag.

Offelli, S. 2001. Le Armi e Gli equipaggiamenti  dell’Esercito Austro-ungarico dal 1914 al

  1. Novale: Gino Rossato, 230 pag.

Ongari, D. 1983. Diario di Guerra dal Corno di Cavento del primo tenente dei

Kaiserjaeger FELIX HECHT. Nota di Dante Ongari.

Calliano: Manfrini Editore, 126 pag.

Patroni, A. 1974. La conquista dei Ghiacciai 1915 – 1918.

Milano: Longanesi, 212 pag.

Viazzi, L. 1968. La Guerra Bianca sull`Adamello. seconda edizione, Trento: Monauni, 435 pag.

  1. I Diavoli dell’Adamello. La guerra un Tremila quota. 1915-1918.

Milano: Mursia, 510 pag.

  1. Ricordi e Documentazioni Informazioni relative al ritrovamento e alla prima

Pubblicazione del Diario di Guerra del Tenente Felix von Eleda.

Aquile in Guerra, Anno 10: 133-136.

Von Lichem, H.1988. Der einsame Krieg . Quarta edizione.

Bolzano: Athesia, 256 pag.